L’autosabotaggio inconscio come affrontarlo

L’autosabotaggio è il terreno fertile dell’infelicità.
In studio molti casi hanno alla base questo meccanismo inconscio che contiene l’acquisizione del modello della rappresentazione del fallimento unita a convinzioni irrealistiche della propria immagine.
È paradossale pensare che possiamo essere noi stessi la causa del nostro dolore ma è questa l’indigesta verità. Mi do letteralmente la “zappa sui piedi da solo” e il bello è che non me ne accorgo e imputo le mie difficoltà al mondo esterno sentendomi vittima o illudendomi che “va bene così” pur avvertendo un sottofondo di incompiutezza lacerante.

In un percorso psicologico il professionista funge da specchio, ti fa letteralmente “vedere da fuori”, ti riporta l’inconscio al conscio, ti dona consapevolezza.
Quando io ti rimando quello che non vuoi vedere, tu poco alla volta inizi ad ascoltarti senza difese, abbassi la guardia, inizi e capire e, se ti ami, intraprendi un nuovo cammino di vita.
Cosa si può trovare là nascosta, impolverata? La tua Anima.
Lei è sempre stata lì ma sepolta da strati di Ego che ti impedivano di ri-conoscerti. Quell’Ego invalidante che ti fa preoccupare di non riuscire, di non essere all’altezza, di non meritarlo, di sentirti insicuro, inferiore agli altri.

Allora, visto che fallirò, perché ho già assaggiato l’amarezza della sconfitta, preferisco rinunciare. Mi metto “al sicuro” e, senza saperlo, mi ritiro un poco alla volta.
Alla base di questo subdolo nemico c’è la regina delle emozioni: la paura. È proprio lei che ti boicotta.
Procrastino con mille scuse, mi invento problemi, limiti, pur di non agire oppure annego nelle sabbie mobili dell’indecisione che mi fanno sentire salvo ma confuso e debole. Compiaccio gli altri, li assecondo, non dico di no perché altrimenti mi sale l’angoscia dell’abbandono e preferisco accontentarmi di relazioni sterili pur di non rimanere solo.

La regina delle emozioni viene negata e allora lo psicologo te la fa ripartorire: dammi la mano, ti accompagno a conoscerla, sentirla, viverla, accettarla.
È solo da lì, da quella conoscenza ravvicinata e temuta che si può andare avanti in un’alleanza terapeutica di crescita e di evoluzione.
Se decidi di metterti in gioco potrai capire che sei tu il tuo nemico e aumentando la tua autostima la vita ti apparirà meno minacciosa e il futuro meno oscuro. Arriverà una nuova sensazione: quella di sentirti padrone di te stesso, centrato, meritevole di puntare in alto per vivere finalmente un’esistenza degna di tale nome.

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