La procrastinazione: affrontiamola

In Psicologia la procrastinazione non è una semplice pigrizia o mancanza di volontà. Essa sottende motivazioni molto più profonde.

Si hanno difficoltà nel definire gli obiettivi, i tempi e i modi. Ci si sente in un costante caos interiore. I sintomi possono essere: la confusione mentale, la sensazione di impotenza, enorme insoddisfazione e frustrazione. Si è come paralizzati dall’indecisione.

La procrastinazione è un comportamento disfunzionale sintomo di un conflitto profondo che attua una vera e propria “messa in scacco”. È come se la mente fosse dentro un labirinto causando il non progresso della propria vita.

Una persona che tende a procrastinare mette in atto una vera e propria fuga dai propri limiti e dalle proprie paure. Non si riescono ad affrontare le emozioni che ne derivano.

Si tenderà quindi a vivere nell’autoillusione di un futuro che alla fine non si sa se arriverà mai perché lo si avverte, inconsciamente, problematico e minaccioso. La procrastinazione è un’autogiustificazione inconscia di se stessi usando come salvagente le motivazioni esterne.

Essa va a braccetto con l’autosabotaggio e spesso è infiltrata da sensazioni di vittimismo.

C’è il rischio che, con il passare del tempo, procrastinare diventi una vera e propria patologia dove la vita “sfugge dalle mani”. A lungo termine, ci si rende conto di posticipare ma non si fa nulla per cambiare, vivendo una sorta di dipendenza dalla passività.

Alla base si trova un eccessivo timore di fallire, timore della responsabilità e uno spiccato perfezionismo. Si compensa in modo ludico il non agire sino a quando arriva lo “stop” dal mondo esterno, allora è come se un secchio d’acqua gelata arrivasse all’improvviso a risvegliare la coscienza.

Come alternativa, se non accadono “out out” e scadenze oggettive, subentra una crisi personale dove ci si rende conto di essere spettatori e non artefici della propria vita. È come se qualcosa iniziasse “a chiamare” e, per la prima volta, si può avvertire la consistenza del tempo che diventa tangibile. Ci si sente come persi e il rimpianto inizia a bussare alla porta.

Un percorso psicologico è utile per sbloccare e uscire dalle sabbie mobili in modo da trovare la spinta a fare il primo passo. A volte, mi accorgo che basta solo smettere di scappare, smettere di nascondersi, aumentare l’autostima.

Una cosa fondamentale però è necessaria per questo processo: il coraggio. Solo mettendosi veramente in gioco si può riuscire ad accettare i propri limiti, il proprio senso di insicurezza, in modo da riscoprire i punti di forza che ognuno di noi ha dentro di sé.

Ritrovare quella luce, quella forza che nutre, quella fede che poi è la “fede in se stessi”.

È arrivato il momento di investire sul presente.

“Quando si agisce il coraggio cresce. Quando si rimanda la paura cresce.”
(Publilio Siro)

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