Desiderio sessuale femminile come ritrovarlo

“Di questo argomento non voglio parlarne, ormai non fa più parte della mia vita”.

Questa frase, ascoltata in studio, rappresenta l’emblema di un problema spesso frequente di una femminilità che ha rinunciato al piacere, soprattutto in particolari delicati momenti di vita (maternità e menopausa).

Quando sento questa “resa” come donna e come professionista mi chiedo il perché e quel “perché” stimola in me il desiderio di comprensione e al tempo stesso di incentivare la riscoperta dell’importanza di una sana sessualità.

Il piacere è un’emozione che va approcciata con le braccia allargate. Per ritrovarlo, si necessita di una mente flessibile, aperta, priva di limiti e autosabotamenti. Le donne che vi rinunciano è perché non hanno lo stimolo giusto, l’input esterno valido e allora si autoconvincono che “va bene così”.

Spesso, se si è in coppia, quando il desiderio si spegne, lo si accetta senza pensare che quella fiammella può essere rialimentata incamminandosi in nuove strade. È come se ci fosse sempre qualcosa di “più importante” che va a scapito della propria soddisfazione in senso ampio.

Ma il desiderio, il godimento, l’energia sessuale, la relazione intima col proprio corpo sono parte essenziale di una vita sana. Sono componenti imprescindibili per sentirsi come donne complete, vive, desiderabili per aumentare la propria autostima, consapevolezza di sé e del proprio valore.

Spesso le donne rinunciano al corpo, non si conoscono, non si “sentono”. Anche l’autoerotismo (essenziale) viene ancora considerato tabù. È come se dovessimo vergognarci della nostra naturalità, come se il godimento fisico fosse un “surplus”.

Come ci si arriva a questo punto? Ci si arriva non ascoltandosi, mettendosi in disparte, accontentandosi, limitandosi per fattori culturali o morali. Ci si cura magari dell’aspetto esterno, estetico, ma non ci si guarda nude allo specchio nella propria intimità, non ci si tocca, non ci si esplora. Si fanno fantasie ma rimangono tali. Ci si censura.

“Ormai ho una certa età” è un’altra frase che sento spesso. Donne ancora nel pieno delle loro potenzialità che vivono come addormentate. Poi però emergono malesseri, sintomi depressivi, attacchi di panico, intense psicosomatizzazioni.

Nella mia esperienza clinica posso testimoniare che alla base c’è sempre quell’energia vitale bloccata, c’è una sessualità povera, rigida, meccanica, a volte completamente assente, invece si dovrebbe vivere questo importante aspetto con coinvolgimento e abbandono.

L’asticella si deve alzare e l’invito è proprio quello di permettersi di cercarlo questo piacere e di fluire in e con esso. Per arrivare a questo ci si deve ascoltare in profondità e ammettere che la rinuncia è stata volontaria. Ammettere di essersi arrese perché la sessualità, se vissuta profondamente, è in realtà il contenitore di tutto un mondo.

Un mondo che comprende il rapporto che abbiamo con noi stesse, la relazione con l’”Altro”, il senso di colpa, il rimettersi in gioco, il venire a contatto con emozioni intensissime, col nostro lato oscuro che forse non abbiamo il coraggio di affrontare. Il divieto di un’eccessiva razionalizzazione, di una ragione che prende il sopravvento sull’istinto, sulle pulsioni che possono far paura, che scuotono e destabilizzano, causano i blocchi.

Ecco perché dietro a una riscoperta del piacere si necessita di avere un sostegno psicologico nel quale, fiduciosamente, aprirsi per poter iniziare a togliere quegli strati di sterilità che fino a quel momento l’hanno fatta da padrone.

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